Quello del veterinario non è un mestiere sempre facile. Nell’immaginario comune sembra il lavoro dei sogni, sempre a contatto con gli animali, ma in realtà è un mestiere difficile, complesso e faticoso.
Faticoso, non solo a livello fisico, ma anche, soprattutto, mentale.
Quando si tratta infatti di sopprimere animali in difficoltà, che stanno soffrendo a causa di malattie terminali, non è facile per nessuno, nemmeno per un veterinario che ama gli animali e sente questo lavoro come una missione, una vocazione.
Come dichiara su Facebook l’Hillcrest Veterinary Hospital, una clinica sudafricana, a soffrire maggiormente è ovviamente l’animale, che capisce perfettamente cosa sta succedendo: alla domanda “Che cosa pensano i cani quando stanno per essere soppressi”, la risposta non lascia dubbi.
I cani, dice la veterinaria intervistata, cercano con ansia e smania i loro umani. Si girano intorno a loro nonostante le gravi condizioni, a volte piangendo, perché vogliono i loro umani vicini, per un’ultima volta. La donna prosegue poi, spiegando che, scegliere la soppressione è una responsabilità e fa parte di un processo, di un ciclo. L’animale ha vissuto tutta la vita con noi, abbandonarlo in un momento del genere è crudele. Bisogna quindi imparare a prendersi la responsabilità, nonostante il dolore che anche noi umani proviamo in quei momenti, di stare vicini al nostro cane/gatto perché è tutto ciò di cui ha bisogno.
È stato osservato che i cani si “lasciano andare” molto più serenamente con il papà umano o la mamma umana, vicino a loro. Anche solo un membro della famiglia, è bene quindi che si presenti durante questo momento, nonostante il dolore.