Abbandonati da mesi in una casa disabitata, tre giovani Amstaff su un tappeto di feci, senza acqua né cibo, in un contesto di estremo degrado. Questo lo scenario che si sono trovate davanti le guardie zoofile dell’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), intervenute a seguito di una segnalazione. Gli animali sono stati sequestrati e il proprietario denunciato alla procura della Repubblica di Pordenone per abbandono di animali secondo l’articolo 727 del codice penale.
I tre cani, una femmina e due maschi, sono ora ospiti del canile di Villotta di Chions. Ai due maschi, padre e figlio, sono state riscontrate cicatrici da morsi sul muso e si ipotizza che abbiano lottato per la femmina. Non è da escludere l’ipotesi che fossero utilizzati per la riproduzione, poiché non erano stati sterilizzati. “Dalla strada si sentivano i guaiti e dalla finestra aperta proveniva un forte odore di urina: un’aria irrespirabile”, racconta Maria Laura D’Amore, coordinatrice nucleo delle guardie zoofile dell’Oipa di Pordenone e provincia.
“Dall’esterno, abbiamo potuto scorgere un cane rinchiuso che camminava sopra cumuli di feci, vestiti e oggetti sporchi di varia natura che formavano uno strato che copriva la pavimentazione. A quel punto abbiamo rintracciato l’intestatario della casa e lo abbiamo convocato. Arrivato, dopo aver chiuso il cane che stava in giardino, la femmina, in uno spazio adibito a legnaia, ha quindi aperto il cancello e ci ha fatto entrare nel cortile. In questa legnaia c’era solo una ciotola sporca e vuota. In tutta l’area esterna non vi erano né cuccia né riparo adeguato”.
Dentro, l’inferno
Una volta entrati, gli agenti dell’Oipa di Pordenone si sono resi conto della pessima condizione igienico-sanitaria in cui erano costretti anche i cani all’interno. “Aperta la porta d’ingresso dell’abitazione, è uscito subito un cane che, evidentemente assetato, si è precipitato a bere nel lavatoio del cortile”, prosegue Maria Laura D’Amore.
“Per consentici di entrare nell’abitazione in sicurezza, il proprietario ha rinchiuso il cane in cortile. Una volta entrati, ci siamo resi conto che lo stato di estremo degrado igienico-sanitario in tutto l’appartamento era anche peggiore di quanto visto in precedenza dalla finestra. Gli animali non avevano a disposizione né cibo né acqua. Il terzo cane, chiuso in una piccolissima rimessa, viveva anche lui tra cumuli di feci e ammassi di rifiuti. Questo pattume copriva tutta la pavimentazione e, a tratti, raggiungeva un’altezza quasi mezzo metro; l’unico posto libero dove il cane poteva sedersi era il piano di un vecchio forno, posizione da dove poteva raggiungere una finestra schermata, chiusa”.