“Una mattina, dopo una passeggiata di fronte casa, qualcosa è cambiato. Sono stato male. E dopo 4 giorni di agonia e dolori forti, ho chiuso gli occhi per sempre. Ieri mattina, 23 febbraio, alle 7.15 il mio cuore ha smesso di battere. Sono stato avvelenato, da qualcuno che non sa amare, ma solo odiare noi cani. Ho sentito il mio papà piangere e disperarsi, ma era tardi. Ora riposo in pace, ma nel mio nuovo mondo, corro felice. Perché so che un giorno rivedrò il mio papà e nessuno ci dividerà”: sono alcuni passaggi della tenera e straziante lettera con cui il cantautore di Fagnano Max Piro ha immaginato di poter dare voce al suo cane labrador Beethoven, ucciso dal veleno.
La lettera, condivida su Facebook, ha fatto il giro del web mentre Piro stenta a superare il lutto per il quattro zampe: “E’ passata una settimana esatta – scrive sui social – ora la mia vita è vuota, mentre quella di chi l’ha ucciso, sicuramente sarà ancora la stessa di prima… inutile!!! Ti amo piccolo cuore d’oro – prosegue rivolto al suo cane che non c’è più – sei sempre con me nei miei pensieri”.
E così, nella lettera scritta di zampa da Piro, il cane Beethoven racconta la sua storia: “Il mio nome era Beethoven, avevo solo 7 anni. Insieme al mio papà, vivevo in questa casa, ed ero felice. Papà mi aveva portato in questa cittadina, perché mi aveva detto che qui al nord, i cani venivano trattati bene… e io mi fidavo ciecamente del mio papà, lui mi amava!!!”
“Amavo stare sempre vicino a lui, anche quando viaggiava. Mi accasciavo sul sedile posteriore dell’auto e mi rilassavo, perché con papà mi sentivo sempre al sicuro. Mi piacevano le passeggiate, ero un Labrador, e per me annusare i profumi della natura, era tutto. Qui a Fagnano, avevo conosciuto tante persone, e tutte mi salutavano, e mi regalavano carezze… e io ero felice. Tante volte, papà suonava la chitarra e io mi accuciavo vicino a lui e le sue note mi rilassavano fino a dormire. Ero sempre al suo fianco, e bastava uno sguardo per capirci”. Fino a quel giorno terribile in cui qualcuno ha sparso in un parco dei bocconi avvelenati.