Due anni chiuso nel giardino di chi avrebbe dovuto amarlo e condividere la vita del branco familiare. Per cuccia, un armadio rovesciato. Il cane Nino era tenuto isolato e trattato con indifferenza. Ha vissuto solitudine, angoscia, fame di affetto e di libertà, solo 24 ore su 24, privato di qualsiasi attenzione. Nessuna passeggiata, nessun ingresso in casa, nessuna cura, ma, soprattutto, mai una carezza né un segno d’affetto. Lo racconta Oipa, le cui guardie della sezione di Cremona lo hanno sottratto da quella condizione per poi restituirne la storia in una nota.
“Confinato in un giardino giorno e notte, esposto al freddo, al caldo, con qualsiasi temperatura atmosferica”, riferisce l’Organizzazione. “Nino non aveva alcun accesso a quella che avrebbe dovuto essere la sua casa e ululava continuamente per far sentire il suo dolore. Nutrito a pane secco gettato tra il fango e i suoi escrementi, non aveva diritto neanche ad una cuccia. Come unico riparo dalle intemperie aveva a disposizione solo un armadio rovesciato”.
Nino, cane poverino, è stato segnalato alle guardie dell’Oipa di Cremona, intervenute immediatamente in suo aiuto insieme alla polizia locale. Sono loro ad aver liberato il meticcio dall’incubo vissuto fin da quando era solo un cucciolo. “Quando ha capito di essere al sicuro, durante il viaggio verso la clinica veterinaria, si è lasciato andare, riempendo le guardie di baci ed effusioni d’affetto“.
Il veterinario lo ha sottoposto a un check-up completo: sta bene, anche se è magro e trascurato. Il suo pelo era pieno zeppo di nodi per l’incuria, ma lo stato di salute non è male. E’ rimasto riceverato per diversi giorni sotto flebo, poi vaccinato. I test della leishmaniosi e della filariosi sono negativi. E ora è al sicuro. Lo stanno ospitando in uno stallo, e un educatore lo segue affinché si riprenda dal trauma subito. Dopo, Nino sarà adottabile e pronto a riempire la vita di una famiglia amorevole col suo faccione buono e sorridente.