Festa della donna ma non solo: in Giappone l’8 marzo si celebra la fedeltà del cane, nel nome di Hachiko. L’Akita Inu – la cui storia è stata resa celebre dalla pellicola del 2009 con Richard Gere – moriva infatti proprio l’8 marzo del 1935 all’età di 15 anni, due terzi dei quali trascorsi alla stazione di Shibuya in attesa che il suo amato proprietario tornasse da lavoro.
Non accadde mai. L’uomo, il professor Hidesaburo Ueno, era stato stroncato da un ictus mentre teneva lezione all’università di Tokyo, il 21 maggio 1925. Impossibile da credere e da accettare per Hachiko. Il professore lo aveva adottato quando era ancora cucciolotto. Il suo vero nome era Hachi, numero 8 considerato di buon auspicio a quelle latitudini.
La vita a sei zampe del cane e del professore scorreva felice nella routine. Al mattino Hachi accompagnava Ueno in stazione, e il pomeriggio tornava a riprenderlo al suo rientro in treno dal lavoro. Fino alla tragedia. Incomprensibile per l’Akita Inu che mai si è rassegnato alla perdita. Per i successivi 10 anni ogni giorno, mattina e sera, si è recato in stazione ad attendere la sua metà umana. Ogni volta rimnendo deluso. La sua storia lo ha reso in Giappone il simbolo della fedeltà canina.
Fino all’ultimo respiro
L’8 marzo 1935 il suo corpicino fu ritrovato in strada a Shibuya. La sua morte impietosì la comunità nipponica e la notizia, inserita in tutte le prime pagine dei giornali giapponesi, spinse a dichiarare un giorno di lutto nazionale.
Il corpo del cane venne impagliato e ed esposto al Museo Nazionale di Natura e Scienza di Tokyo, mentre alcune ossa furono sepolte nel cimitero di Aoyama, accanto alla tomba del professor Ueno.
L’8 marzo di ogni anno, nell’anniversario della morte del cane devoto, davanti alla sua statua alla stazione di Shibuya si svolge una cerimonia commemorativa di Hachiko e dei valori che ha testimoniato.