Una segugia mite, tenera. Roberto Marchi l’aveva ‘ereditata’ dal suo papà. Un regalo meraviglioso, ha sempre affermato lui. Lea però è malata. Insufficienza renale preterminale, è la diagnosi che non le lascia scampo emessa da due veterinari.
Ma c’è un terzo medico che non concorda, e che attribuisce le sofferenze della cagnolina a un’infezione uterina. Andrebbe asportato l’utero, secondo lui. Marchi si fida. Dinanzi a una chance di salvare Lea, tenta il tutto per tutto. L’intervento chirurgico è lungo. Due giorni dopo, Lea muore.
Il signor Marchi non si dà pace. Possibile? Chiede quindi di fare l’autopsia sul corpicino martoriato della segugia, e da lì si rilevano incongruenze rispetto alla cartella clinica. Tra le giustificazioni accampate dal professionista e le perplessità del proprietario, ecco che inizia un contenzioso legale.
Soprattutto, però, nel nome di Lea inizia una campagna contro la malasanità veterinaria. Che esiste, proprio come per gli umani, ma è meno conosciuta. Dal 2012, quando Lea se n’è andata, nell’anniversario della sua morte – il 4 febbraio – si celebra la Giornata contro la malasanità veterinaria. Perché non ricapiti. “Mai più come Lea”, è il motto della giornata.