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Storie

La carica dei 110 cani husky liberati dall’allevamento lager

Siberian Husky


Erano in un villino privato nell’hinterland della capitale trasformato in allevamento lager. Era una triste carica di 110 cani di razza Siberian Husky che i carabinieri anche forestali hanno liberato da condizioni di maltrattamento ed abbandono. I militari avevano individuato l’abitazione di campagna come possibile allevamento abusivo. E in effetti lì i poveri cani trascinavano le loro vite in condizioni di maltrattamento ed abbandono.

Nelle vicinanze, i silenzi delle notti erano squarciati dai lamenti dei quattro zampe. Poi è arrivato anche un esposto da parte di un’associazione ambientalista che ha segnalato in quel luogo possibili maltrattamenti. E allora è scattato il controllo. I carabinieri hanno accertato la presenza, all’esterno della villa, di 16 recinti con all’interno 82 husky. Gli spazi erano di dimensioni ridottissime e privi di acqua corrente per dissetare gli animali a cui non veniva dato nulla da mangiare da tempo.

L’orrore dentro

L’ispezione è proseguita dentro il villino, dopo il decreto di perquisizione a seguito del rifiuto da parte degli occupanti della casa a far entrare i carabinieri. E si è purtroppo capito perché. Una volta all’interno i militari hanno trovato un cane morto da giorni e che nessuno aveva avuto cura di rimuovere. Inoltre i carabinieri sono riusciti a salvare altri 29 cani ristretti in anguste gabbie trasportino tra escrementi, mancanza di acqua e cibo, tutte condizioni talmente gravi ed inaccettabili che hanno indotto i militari a porre sotto sequestro l’intero immobile.

I cani, tutti e 110, si trovano adesso affidati in custodia. La loro vita è salva, adesso sono al sicuro. I carabinieri hanno denunciato il titolare di quel luogo per maltrattamento di animali e per detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura. L’ipotesi di reato è rubricata dalla Procura come aggravata dall’aver ritrovato un cane privo di vita. La carcassa del cane più sfortunato è stata traslata all’istituto di zooprofilassi per accertare le cause effettive della morte, anche per scongiurare eventuali diffusioni di gravi malattie tra i cani tratti in salvo.

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