Una vita in 7 metri lineari. Pesante 7 chili. Per 7 anni. Si riduce a questa triste tabellina del 7 la storia passata di Umar, cagnolone fantasia con un che di pastore tedesco legato fin da cucciolo con una catena al muro della ferrovia di Mele, nascosto agli sguardi di chi transitava dalla strada. Lo vedevano dal treno, però.
Stanco, trascinava il suo pelo arruffato e pieno di nodi lungo quei 7 metri di non libertà entro i quali viveva, la sola che conosceva. I pendolari alla fine non ce l’hanno più fatta e hanno chiamato le guardie ecozoofile Oipa. Loro ne raccontano in una nota la liberazione. Lo hanno preso con loro scoprendo che la realtà era peggiore di quanto di brutto si vedeva già dal treno.
Umar mangiava ogni due giorni resti di pollo, se c’erano, buttati in una fossa scavata nel terreno a mo’ di ciotola. Un bancale era la sua cuccia. Le sue zampe posteriori ipotrofiche terminavano in unghie lunghissime, mentre patologie ormai croniche lo affliggevano senza scampo. Il proprietario è stato denunciato per detenzione di animali in condizioni incompatibili con la propria natura e produttiva di gravi sofferenze.
Umar in quel 2017 al sapor di ritrovata libertà venne trasferito al canile di Genova. Il primo affetto che ha conosciuto è stato quello dei volontari. Poi le cure dei veterinari, le ciotole con della pappa adatta e altri cani come lui. La nuova vita di Umar recita la tabellina dell’infinito.