L’avevano dichiarata inadottabile. Lei, una femminuccia nera di cane labrador, aveva una deformazione alla mandibola che la costringeva a uno sbilenco e innaturale sorriso, oltre a provocarle difficoltà nel nutrirsi. Quando la volontaria l’ha scovata era in silenzio, il respiro affannoso, agitava la coda guardandola avvicinarsi: un grumolino di paura e speranza. Era al suo ultimo miglio. L’indomani avrebbe subito l’eutanasia.
La volontaria la guardava. Tra sé e sé la chiamò Hope, Speranza. Avrebbe voluto portarla via da quel box 204 del Maricopa County Animal Care and Control’s (MCACC) di Mesa, in Arizona, ma il custode non poteva consegnargliela: Hope era nella lista della morte per il mattino dopo. Ma quella volontaria, Rhona, non si dette per vinta. Chiese e ottenne 24 ore di tempo durante le quali, mentre valutava attraverso i suoi colleghi le qualità caratteriali e relazionali del cane, lanciò appelli di adozione alla sua rete di contatti.
L’ha spuntata. Da internet si fece avanti per adottare Hope una giovane, Michelle Brown. Per Hope sarebbe stata la famiglia perfetta. Michelle lavora in casa, dunque poteva condividere con la cagnolina ogni momento della giornata. Grazie alla ragazza, la porta di quel box 204 si aprì. Hope ebbe un nuovo nome, Lucy, e una nuova vita a cui sorridere col cuore oltre che col musino deforme.