Caos è morto, la corsa dal veterinario non è servita. Caos, lagotto di otto mesi appena, è uno dei cani morti folgorati nei giorni scorsi nel nord Italia travolto dalla bufera di neve. L’acqua dello sgelo, il sale sparso. La conduzione di energia elettrica amplificata e tanti cani sono morti folgorati in un paio di giorni terribili. Passeggiavano transitando sui tombini di ghisa o, come Caos, poggiando una zampina su un faretto.
Con Caos c’era il suo amico umano, Lapo Mamoli, che a Il Giorno ha raccontato quegli istanti dopo aver postato sui social: “Caos è morto, tra le mie braccia, folgorato nel centro di Milano. Ultimo non è stato un sospiro ma un grido di dolore disperato. La vita correva via”.
Era iniziato tutto come sempre, un pomeriggio come tanti in una passeggiata come tante. Poi il passo che sarebbe stato fatale al piccolo Caos, quello con cui la zampa ha poggiato sul faretto. Il guaito straziante, il dolore che impediva al cane di lasciarsi toccare persino dal suo amico Lapo. Lo ha morso, e lì lui ha sentito la corrente alla mano. Ha capito.
Il capannello dei curiosi e, nel mezzo, un uomo coraggioso che ha praticato a Caos il massaggio cardiaco mentre altri chiamavano i soccorsi. Non c’era tempo. Con l’aiuto di sconosciuti Lapo ha trasferito Caos alla clinica veterinaria più vicina. Non c’è stato nulla da fare. La scossa era stata di 170 Volt. “E se fosse stato un bambino?”, domanda adesso Lapo. Lui si è rivolto a un avvocato. Non si può morire così, a Milano, un pomeriggio come tanti.