La sua mamma lo aveva abbandonato nella neve, nel gelo di un inverno siberiano che segna i meno 20 gradi. Quel bebè, 2 anni appena, sarebbe morto se su di lui non avesse steso un’ala pelosa, morbida e calda un angelo custode a quattro zampe, il cane della baita vicina. E’ stato lui a scorgere quel bimbo ghiacciato davanti al portico di casa sua.
Il cane si è precipitato, facendogli da scudo con la sua pelliccia e scaldandolo per due giorni e due notti, il tempo necessario prima che i vicini di casa si rendessero conto che il cane non andava a mangiare alla ciotola di sempre. Perché? Messo il naso fuori nella neve, sono andati a controllare come mai il cane rimanesse immobile sempre nel solito punto.
Solo in quel momento si sono resi conto che sotto la pelliccia il cane custodiva il bimbo, un fagottino rannicchiato ormai in avanzata condizione di ipotermia. Il bambino stava per morire congelato, malgrado gli sforzi del cane. I soccorsi, allertati subito, sono giunti sul posto appena in tempo per trasferire il bimbo in ospedale e salvargli la vita.
Ma la vita quel bambino la deve al cane che lo ha scaldato per più di 48 ore, rischiando egli stesso la pelle. La storia dell’angelo custode con la coda e del bimbo sopravvissuto al gelo ha fatto il giro dei media locali a partire dal SiberianTimes, e in Altai dove la vicenda si è svolta quel cane oggi è un autentico eroe.