L’Akita è un cane dalle origini giapponesi chiamate anche Akita Inu, perché in giapponese Inu significa cane. Il suo nome ufficiale e riconosciuto dalla Federazione Cinologica Internazionale, perciò, è senza “Inu” (poiché sarebbe superfluo specificare che parliamo di un cane!). Una razza che aveva ben poche possibilità di espandersi molto al di fuori del territorio di nascita, sta diventando invece molto apprezzata e conosciuta in Italia: merito della sua straordinaria ed innegabile bellezza, nonché del suo carattere molto particolare, non per tutti. Bisogna conoscere questo cane prima di avvicinarsi al suo mondo, perché altrimenti faremmo del male a lui e a noi.
La storia e le origini dell’Akita
Per lungo tempo l’Akita si è sviluppato spontaneamente, grazie alla riproduzione dei meticci di taglia medio-grande presenti sul territorio asiatico ed in particolar modo giapponese. Questi accoppiamenti spontanei vennero apprezzati e sfruttati dalle popolazioni locali, che fecero il possibile perché continuassero: l’utilità dei meticci nati da questi incroci si dimostrò veramente significativa. Tutto questo ebbe inizio sulla piccola isola di Honshu, sotto la prefettura di Akita, dove i primi esemplari iniziarono ad essere selezionati con un po’ più di attenzione anziché lasciare che si accoppiassero liberamente. Le nascite derivate da questi cani vennero impiegate per la caccia di animali che sarebbero stati ‘impossibili’ per tutti gli altri cani presenti sul territorio asiatico e non solo: addirittura l’Akita dell’epoca divenne un ottimo cacciatore per l’orso tibetano. Anche il cinghiale e il cervo della variante sika furono cacciati per lungo tempo dagli Akita per come venivano concepiti a suo tempo.
Successivamente l’Akita venne anche impiegato per un’attività che in pochissimi associano a questa razza: il combattimento. Se molto spesso si associano ben altre razze per quest’attività, bisogna assolutamente ricredersi perché quasi tutte le razze di taglia medio-grande sono state, tempo fa, impiegate per il combattimento. Dal 1603 in poi l’Akita diventò un cane da combattimento e, contro ogni pronostico, per lungo tempo questa decisione riscosse successo e l’Akita restò un cane da combattimento. Nel 1868 l’Akita venne fatto incrociare con razze da combattimento e con le taglie più grandi e possenti presenti in Asia. Al contrario di quanti molti possano credere, c’è anche sangue di Tosa nell’Akita.
Questo fece perdere a questa razza le caratteristiche del cane nordico e dello Spitz che aveva preservato per tantissimo tempo. Bisogna considerare che in seguito, nel 1908, i combattimenti tra cani vennero resi illegali e se in alcune circostanze comunque andarono avanti clandestinamente, nel caso dell’Akita tutto si concluse con quella legge. La razza subì un enorme miglioramento e venne fatta una selezione accurata che l’ha resa la spettacolare razza di oggi. La razza attraversò un grande momento di crisi durante la Seconda Guerra Mondiale, quando in guerra venne usata la pelliccia di questi cani e la carne come nutrimento. Tutto questo divenne possibile per tutte le razze, e la più diffusa dell’epoca era l’Akita: solo il pastore tedesco non poteva subire queste torture, essendo usato a scopo esclusivamente militare. Alcuni Akita finirono in mani americane e la razza si biforcò, con la nascita dell’Akita americano. Molto dopo e in tempi più recenti, questo cane attraversò un secondo massimo splendore che fortunatamente per tutti non è ancora finito.
Il carattere e la vita con l’Akita
La grande diffusione dell’Akita a livello europeo, in parte dovuta all’enorme successo riscosso dal film Hachiko dove un cane di questa razza attendeva il suo padrone defunto alla stazione dove era solito passare (tratto per giunta da una storia vera), purtroppo ha iniziato a rendere l’Akita anche una razza piuttosto incompresa e scelta soltanto in base alla sua bellezza. In realtà l’Akita è molto altro, e bisogna assolutamente saperlo quando si decide di scegliere una razza come questa. Il proprietario completamente inadatto per questo cane è quello perennemente agitato e in apprensione, che teme che a passeggio possa succedere qualcosa con il cane, e che perciò si dimostra sempre insicuro: l’Akita è un cane dal carattere molto forte, ha delle idee molto chiare sulla persona che vuole come capobranco e chi è sotto quest’aspetto così debole è assolutamente inadeguato.
L’addestramento può dimostrarsi difficile, e non perché l’Akita sia scostante, tutt’altro, ma perché tende ad annoiarsi molto facilmente e se ritiene che un comando impartitogli dal proprietario sia inutile, allora semplicemente non lo esegue. La testardaggine, sebbene possa apparire un difetto, è uno dei più grandi pregi di questo cane perché rivela la forza di carattere dell’Akita. Non è il tipico cane da parchetto, non risponde alle piccole provocazioni, ed in questo è un cane “snob”: se si tratta semplicemente di una piccola provocazione, non si abbassa al livello di rispondere ma se le cose iniziano a farsi serie, mai si tirerebbe indietro. E’ dominante, ama dominare e perciò bisogna supervisionare con molta attenzione quando incrocia altri cani. Se decidiamo di adottare o acquistare un altro animale, dobbiamo prestare tantissima attenzione all’inserimento, magari facendoci aiutare dall’educatore cinofilo.
L’aspettativa di vita si aggira intorno ai 12-14 anni, così come quella di tutti i cani della sua medesima taglia. Il rapporto con l’Akita dev’essere basato assolutamente sulla fiducia reciproca: questa razza deve fidarsi di noi, e dobbiamo fare il possibile per evitare di compromettere il rapporto. Se pensiamo di non riuscire a fare una cosa del genere, allora semplicemente scegliamo un’altra razza.