Niente: sulla scorta dell’emergenza coronavirus la Cina pareva voler introdurre il divieto di consumo alimentare di carne di cane e invece no. Da ieri domenica 21 ha riaperto i battenti l’annuale Festival della carne di cane di Yulin, contro cui si battono storicamente gli animalisti di ogni parte del pianeta, Cina compresa.
Quella di includere i cani tra gli animali da consumo è un’antica tradizione cinese. Nelle scorse settimane, però, dopo quanto accaduto al mercato di Wuhan col salto di specie che parrebbe responsabile dell’evento pandemico che affligge il mondo, Pechino aveva invitato a considerare i cani come compagni di vita e non come bestiame.
Il sospiro di sollievo è durato poco. Ieri gli attivisti hanno salvato diversi cuccioli trovati in vendita al mercato alle porte di Yulin e filmato alcune macellazioni di cani. Ogni anno, in occasione di questo festival, sono centinaia i cani prelevati dalle strade con reti simili a quelle da pesca. Molti vengono anche rapiti da giardini e case private per poi finire nelle cucine degli organizzatori del Festival.