A furia di accumulare cani aveva messo insieme una sfortunata carica dei 101 tra spinoni, cani da caccia, dalmata e meticci in un autentico canile abusivo che però era casa sua. Per questo, con l’accusa di maltrattamento di animali e creazione di rifugio abusivo, ad Alessandria il tribunale ha condannato nei giorni scorsi una donna a due mesi di detenzione oltre al risarcimento danni.
A dare notizia della sentenza, destinata a far giurisprudenza in materia, è stato l’Ente nazionale di protezione animali (Enpa) attraverso una nota. “La donna, che si definiva amante degli animali, era solita ospitare cani che arrivavano dal Sud Italia con l’intento dichiarato di aiutarli o salvarli dalla soppressione. Quello che però le autorità e i sanitari hanno riscontrato – si legge – è una realtà assolutamente incompatibile con la detenzione di animali. La Polizia Municipale, i veterinari e i tecnici dell’Asl hanno trovato cani ovunque, nelle camere, in giardino, in cucina, in condizioni sanitarie pessime”.
I veterinari intervenuti sul posto riferiscono il loro sconcerto per aver trovato le bestiole in “uno stato di salute davvero inaccettabile”. “Animali pieni di fistole con pus, dermatiti, zecche e quasi tutti malati di leishmaniosi”, si legge. “Uno dei cani era talmente magro da vederlo in trasparenza”, recita la nota Enpa.
I contorni apparirebbero quelli dell’animal hoarding disorder, e il caso è di quelli estremi. Soddisfatta la presidente Enpa Carla Rocchi: “La sentenza è molto importante. Come sottolineato dai nostri avvocati, per la prima volta detenere cani in condizioni incompatibili è stato riconosciuto come un vero e proprio maltrattamento di animali. Inoltre questo caso evidenzia l’importanza della collaborazione tra Asl e associazioni che permette di intervenire tempestivamente in difesa degli animali”.