Nel gelo della Siberia, l’uomo e il cane erano insieme già 23mila anni fa. L’ipotesi che i cacciatori siberiani possano aver addomesticato i cani verso la fine dell’ultima era glaciale, pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, è formulata dagli esperti dell’Università di Oxford, della Southern Methodist University e dell’Università di Durham.
I ricercatori hanno condotto analisi del Dna mitocondriale umano e canino e sono giunti a conclusioni per certi versi sorprendenti: “I nostri antenati 23mila anni fa inseguivano le loro prede nel freddo della Siberia – spiega Greger Larson dell’Università di Oxford – e potevano contare sull’aiuto di animali simili ai lupi, più docili e straordinariamente disponibili ad aiutare i loro compagni primati a cacciare la preda e trascinarla al campo. Si trattava dei primi cani, i cui discendenti popolarono poi l’Eurasia e le Americhe”.
Il team ha confrontato il Dna di umani antichi e cani per ricostruire la storia evolutiva delle relazioni tra le due specie. Gli scienziati hanno analizzato i genomi mitocondriali precedentemente sequenziati di oltre 200 cani provenienti da tutto il mondo, alcuni risalenti a 10mila anni fa. Diverse prove genetiche e archeologiche suggeriscono che i cani abbiano vissuto per almeno 10mila anni accanto alla nostra specie, affermano i ricercatori. Non ci sono però dati precisi sul momento esatto in cui cani e umani hanno iniziato a porre le basi delle relazioni che li lega.