Contro l’Alzheimer il cane può. Può ridurre il rischio di isolamento per la persona malata, può aiutare fornendo stimoli sensoriali e cognitivi. Può alleviare il senso di solitudine grazie all’empatia di cui lui solo, a prescindere da razza, età e taglia, è capace. E dunque: contro l’Alzheimer il cane può e a confermarlo è uno studio scientifico realizzato da un gruppo di lavoro multidisciplinare coadiuvato da Fausto Quintavalla, docente del dipartimento di Scienze Medico-Veterinarie dell’Università di Parma.
Gli esiti della ricerca – che ha coinvolto 30 pazienti affetti da Alzheimer e 3 cani coterapeuti – sono adesso pubblicati sulla rivista internazionale Animals. Ebbene: nel campione, le persone che interagivano col cane hanno manifestato un miglioramento complessivo del proprio stato di benessere percepito, anche sul piano cognitivo e della memoria. In conseguenza, è stato determinato il contributo che gli interventi assistiti dagli animali possono portare alla salute dei malati. La presenza di un cane, indipendentemente dalla taglia e dalla razza, stimola le persone a relazionarsi.
E gli scienziati hanno effettuato la controprova. A due mesi dalla conclusione delle sessioni con gli animali, i benefici erano diminuiti e hanno continuato a decrescere progressivamente. Significa che l’apporto terapeutico trova efficacia nella continuità e nell’inserimento del rapporto col cane nella routine del malato.