Durante il Rinascimento molti artisti dipingono diversi animali sia per scopi decorativi che allegorici: a questo periodo risalgono diversi quadri famosi con cani.
Col Rinascimento l’essere umano e il suo mondo terreno tornano al centro del pensiero artistico, a differenza di quanto accaduto nel precedente Medioevo, durate il quale l’arte era principalmente uno strumento di propaganda religiosa, lontano dalle rappresentazioni della vita quotidiana.
Durante i primi decenni del XV secolo invece l’arte assume scopi celebrativi e decorativi: in questo scenario proliferano le rappresentazioni dei cani, con o senza padroni, adoperati per esaltare le caratteristiche positive di questi.
Il cane, ad esempio, rappresentava lealtà e affidabilità, come la donnola simboleggiava la nobiltà dei sentimenti, l’ermellino la cultura e l’eleganza, e così via.
Gli esempi di grandi artisti dedicatisi a questo tipo di rappresentazioni sono molti: il pittore veneziano Vittorio Carpaccio include nelle sue opere cani, gatti, uccelli e animali marini (talvolta anche in maniera caricaturale).
I cani sono un elemento ricorrente e distintivo anche della pittura di Tiziano Vecelio, che sceglie non casualmente di rappresentare quest’animale, che appare praticamente in tutte le opere d’arte fondamentali dell’autore: i cagnolini sono una sorta di autoritratto nascosto.
Tiziano si divertiva a innestare nei suoi quadri razze di cani che simboleggiavano il suo umore, la sua opinione sul tema del dipinto e la sua età al momento della creazione dell’opera. Infatti, analizzando la cronologia del suo lavoro, è possibile vedere che il cane invecchia con lui.
Tanto è peculiare questa scelta artistica che è diventata elemento di valutazione in caso di attribuzioni dubbie.
Cani compaiono anche nelle opere di Raffaello Sanzio e Leonardo da Vinci (che però, a dire il vero, era più appassionato di uccelli e cavalli: e proprio un cavallo era il protagonista di quella che sarebbe dovuta essere la sua opera più importante, alla quale dedicò decenni di studi, e cioè la scultura in bronzo di Ludovico il Moro, che tuttavia non è mai stata realizzata).
Breve excursus di quadri famosi con cani
Abbiamo già citato la “Danae” di Tiziano Vecellio, ma non è l’unico dipinto dell’artista in cui compaiono gli amici a 4 zampe: vi figurano anche in “ritratto di Federico II Gonzaga duca di Mantova” del 1529, e “Venere con Organista e Cupido” del 1550/52 circa.
Tra gli altri artisti “cinofili” ci sono anche:
- Tiziano: in “Ritratto di Carlo V con il cane” del 1533 circa, e nella “Venere di Urbino” del 1538
- Paul Gauguin: in “Arearea o giocosità”, “Ragazze bretoni che danzano” del 1888, “Pastorali tahitiane” del 1892-93
- Renoir: in “Giovane donna in un giardino” del 1916 circa e “Ritratto di Misia Sert”
- Rembrandt: in “Ritratto di signora con un cane da salotto” del 1662.
Ma è di Cassius Marcellus Coolidge, il pittore statunitense vissuto tra fine Ottocento e gli inizi del Novecento, la più grande impronta “canina” nell’arte: la serie di nove quadri famosi con cani che giocano a poker ha fatto la sua celebrità