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Cani antibracconaggio: quando Fido interviene nella salvaguardia di altre specie



Il bracconaggio, ovvero la pratica della caccia svolta in violazione delle normative vigenti, è un fenomeno molto diffuso sia in Italia che in diversi paesi esteri.

Qui da noi l’attività si concentra in particolare in alcune zone tra cui il Bresciano, l’isola di Ponza e il sud della Sardegna (dove la specie più ambita è il tordo, commercializzato ampiamente nel mercato locale come ingrediente principale di un piatto tipico natalizio).

Vediamo  allora come vengono impiegati i cani antibracconaggio contro questo reato dal respiro, purtroppo, internazionale…

SAFA, la Scuola di Formazione per cani antibracconaggio

Da noi Legambiente e l’Arma dei Carabinieri, insieme anche ad altri Enti come l’ENCI, hanno dato vita alla SAFA, la Scuola Alta Formazione Anti Bracconaggio, che adopera cani addestrati alla ricerca di reti, armi, munizioni, lacci, trappole e tagliole per contrastare i bracconieri.

Nata nel 2018, la scuola ha diplomato diversi cani, che hanno affinato le tecniche di detection (ricercare e rilevare differenti sostanze organiche e inorganiche), e che attualmente sono operativi in diversi territori italiani: Prealpi lombardo-venete, Delta del Po, Coste pontino-campane, Zone umide pugliesi, Stretto di Messina, Sicilia occidentale e Sardegna meridionale.

Ma chi sono questi cani?

Titan (labrador): vanta 170 ispezioni, con una positività degli interventi superiore al 70%

Puma (pastore belga malinois): ha partecipato a quasi 200 ispezioni, ritrovando esche avvelenate, trappole e materiali utilizzati per il confezionamento dei bocconi (guanti, sacchetti ecc.)

Kenia, femmina di pastore belga malinois di 3 anni: oltre ad essere operativa sull’antiveleno segnalando con l’abbaio, è attiva anche nella ricerca di cartucce, munizioni e armi da caccia segnalando tramite congelamento

Africa, pastore belga malinois: ha rinvenuto 77 esche/bocconi avvelenati e 50 carcasse di animali avvelenati (tra cui quella di un lupo)

Mora (labrador) e Lapa (pastore belga malinois): operative nella ricerca dei bocconi avvelenati e munizioni, effettuano anche molte attività di educazione ambientale con scuole medie, asili, soggiorni estivi, nei reparti di pediatria e con i ragazzi disabili

India, altro pastore belga malinois: impegnata da sempre contro i bracconieri che uccidono specie protette.

I numeri del fenomeno in Europa e l’utilità dei cani antibracconaggio

Da uno sguardo a livello europeo:

  • i francesi sono i principali cacciatori e trappolatori d’Europa e continuano a opporsi con forza a ogni tentativo di regolamentazione venatoria internazionale. Ogni anno circa 1.300.000 cacciatori francesi uccide più di 25 milioni di animali tra piccoli uccelli, anatre, oche
  • in Germania il bracconaggio è particolarmente subdolo, perché i cacciatori, oltre ad usare spesso il veleno, lasciano crescere a dismisura la popolazione di cervi, caprioli e fagiani, al contempo cacciando le specie predatrici come volpi, faine, tassi e puzzole, per consentire al cacciatore di “accaparrarsi” prede interessanti come il cinghiale
  • in Spagna le pratiche illegali sono varie e fantasiose: per intrappolare i tordi vengono distribuiti tra i rami barrette in legno coperte di colla
  • Malta è un fondamentale punto di sosta per gli uccelli migratori europei: la caccia è una delle principali attività “sportive” dell’isola e si rivolge a tutte le specie, sia cacciabili sia protette. Le prede, invece di diventare piatti tipici, vengono rinchiuse in anguste gabbie e tenute in casa, in giardino o persino portate a spasso
  • l’isola di Cipro ha il triste primato del paese con il più alto tasso di bracconaggio in Europa: gli strumenti più utilizzati sono i bastoncini di vischio e le reti, nei quali finiscono moltissime specie diverse. La preda più ambita è la capinera
  • la Bulgaria ha introdotto una normativa in linea con la Direttiva Europea per l’Ambiente riducendo il numero di volatili cacciabili; purtroppo però tale restrizione non include i mammiferi come lupi, linci, orsi, sciacalli e gatti selvatici, che possono essere quindi cacciati senza controlli
  • in Libano l’entità del fenomeno è abnorme: nonostante l’ufficiale bando della caccia dal 1995, gli uomini armati sparano a quanti più uccelli migratori possibili.

La disamina potrebbe continuare ancora a lungo, ma preferiamo fermarci qui!

In Africa le squadre cinofile affiancano i ranger nella ricerca dei bracconieri

Eppure quando si parla di bracconaggio si pensa immediatamente all’Africa.

Dai droni alle termocamere, i ranger africani hanno a disposizione una vasta gamma di strategie per combattere questa lotta.

Alcune delle più efficaci, però, hanno un cuore che batte e nomi buffi come Bo, Polaris e Rogue.

Tre fratelli, tre cani da pastore belga Malinois.

Veloci, agili, vedono bene anche con poca luce e soprattutto hanno un olfatto estremamente sviluppato.

Fanno parte del team di Animals saving animals, organizzazione fondata nel 2016 da Daryll Pleasants, educatore cinofilo che ha lavorato per otto anni nel corpo veterinario dell’esercito britannico (Ravc).

Ognuno di loro segue un intenso programma di allenamento nel Regno Unito prima di essere pronto ad agire sul campo, imparando a svolgere operazioni di ricerca, a seguire una pista, ad attaccare, e a fiutare le zanne d’elefante, i corni di rinoceronte e le scaglie di pangolino.

Alleati dal valore inestimabile, questi cani antibracconaggio, fedeli e disposti a qualunque cosa pur di proteggere una natura sempre più in pericolo.

Credits Foto: CamFinnan Photography

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