Il cane dalle orecchie corte, unico membro del genere canino Atelocynus, è talmente misterioso e sfuggente da essersi meritato l’appellativo di “fantasma”.
È un esemplare assolutamente sui generis: mentre la maggior parte dei canidi, dai lupi ai cani selvaggi africani, cacciano in branchi e prediligono ambienti aperti, come la tundra o le praterie, questa razza è solitaria e schiva e trova la sua terra di elezione nella foresta pluviale amazzonica.
Poiché se ne sa così poco, e molto rari sono pure gli avvistamenti, non solo da parte dei ricercatori ma anche delle popolazioni autoctone, un gruppo di 50 scienziati ne ha fatto oggetto di studio.
Grazie a questo team, guidato dal professor Daniel Rocha dell’Università della California, incrociando i dati sulla posizione delle foto-trappole con gli avvistamenti de visu, si è dedotto che il cane vivrebbe in una zona più ampia rispetto a quanto ritenuto in precedenza.
Infatti l’animale è stato visto in cinque Paesi diversi.
Da qui la conclusione che la su area di diffusione sarebbe delimitata a ovest dalle Ande, a nord dal Rio delle Amazzoni e a sud e ad est dal margine della foresta pluviale.
Ancora molto invece resta da scoprire del loro stile di vita, delle strategie riproduttive, della abitudini alimentari (anche se sembrerebbe che si cibino preferibilmente di pesci, piccoli mammiferi e frutta), del numero di esemplari esistente.
La minaccia al cane fantasma dell’Amazzonia
Quello che però è emerso con chiarezza da queste ricerche è che, come altre specie viventi, anche la sopravvivenza del cane dell’Amazzonia è fortemente minacciata dalla deforestazione.
Il disboscamento, le colture intensive e le attività estrattive, possono causare la perdita del 30% del suo habitat entro il 2027.
Mappando la specie e determinando le sue abitudini di vita e la zona di diffusione, gli scienziati sperano di aiutare a proteggerlo.
Con la speranza che far conoscere maggiormente il cane fantasma sensibilizzi l’opinione pubblica: “Se non sappiamo cosa stiamo perdendo, è davvero difficile preoccuparsene” afferma giustamente Rocha…