Insidie nel prato col risveglio primaverile della natura: sono i forasacchi, quelle spighe che, una volta ingiallite, rilasciano le ariste. Questi pezzettini di forasacco si comportano come degli spilli, infilandosi negli orifizi ma anche pungendo autonomamente la pelle. La peluria di cui sono ricoperte, poi, consente loro di aggrapparsi ai tessuti e percorrerli penetrando fin negli organi interni. Nelle persone, e ancor più nei cani che perlustrano i prati naso a terra.
Erbe e guai, insomma, e guai anche seri fino a esiti fatali. Come proteggersi? Beh, la prima precauzione è la vista umana: evitare i prati dove si vedono i forasacchi sventolare, idem le aiuole cittadine dove pure queste graminacee crescono in modo spontaneo. Ma se le ariste ormai sono disseminate a terra può non essere così semplice.
Da aprile a ottobre, di ritorno da una passeggiata al parco vicino o da una scampagnata – quando tornerà possibile, superata l’emergenza pandemica – è sempre buona norma osservare e palpare il cane in cerca di corpi estranei nella pelliccia, controllare le zampe in particolare tra dito e dito per verificare che non presentino buchi, affacciarsi alle orecchie e dare un’occhiata alle gengive, ma soprattutto fare attenzione che il cane non starnutisca né scuota la testa in modo anomalo.
In caso di dubbi, meglio correre dal veterinario più in fretta possibile. Un’apparentemente innocua fiutata a terra può costare la vita al quattro zampe, con l’arista capace di raggiungere in poco tempo cuore e polmoni mandando in tilt la respirazione del cane. Anche nell’eventualità che si veda il forasacco fare capolino dalla cute o dal naso, lo si deve certo eliminare subito. Poi però, a scanso di complicanze, meglio comunque sottoporre il quattro zampe a un controllo veterinario che accerti l’assenza di altri pungiglioni vegetali pericolosi.