Le corde vocali recise perché i loro lamenti di strazio non potessero essere uditi, sporchi e stipati in gabbie minuscole e forzati a riprodursi senza sosta: questo l’inferno in cui erano costretti, all’interno di tre capannoni, 270 tra Chihuahua e volpini di Pomerania in due allevamenti illegali scoperti in Spagna dalle forze dell’ordine.
Al momento del blitz, gli uomini della Policia Nacional hanno rinvenuto all’interno di congelatori anche dei cuccioli morti. Dal 1990, la gang aveva venduto circa 1400 cani alla Royal Canine Society spagnola, con pedigree plausibilmente illegali. Trattative via internet e un prezzo fra 1000 e 3000 euro per ogni cane. Il giro d’affari stimato? Oltre 2 milioni di euro.
I 270 sopravvissuti a tanto orrore adesso sono stati tutti salvati e portati al sicuro, in custodia presso associazioni animaliste in attesa del pronunciamento dell’autorità giudiziaria. I tre capannoni accoglievano i poveri cani secondo una suddivisione funzionale: riproduzione, gravidanza e allattamento, vendita.
L’operazione ha portato all’arresto degli aguzzini, cinque in tutto, tutti accusati di abuso, maltrattamenti, traffico illecito di animali e false documentazioni soprattutto per quanto attiene ai due veterinari accusati di far parte del sodalizio. Le attività si svolgevano in due città alle porte di Madrid, Meco e Arganda del Rey. A capo della banda, secondo le prime ipotesi degli inquirenti, c’erano un 56enne e sua moglie. L’inchiesta però non è chiusa: gli investigatori sospettano che vi siano ancora ramificazioni della filiera di traffico da identificare.