In fila per tre col resto di due: di qua le scimmiette, di là le rane, i kong… tutto il set dei suoi 80 balocchini pronto ad essere quotidianamente tradotto in combinazioni geometriche degne di capolavori di grafica 3D. E’ la specializzazione di Donnie, un Doberman Pinscher salvato da un rifugio del Maryland quando ormai era già grandicello.
Nessuno, fino a quel momento, si era lasciato aprire il cuore da quel cane dall’apparenza schiva e introversa. Come imprigionato in una bolla, si mostrava poco incline alle affettuosità e alle passeggiate festose.
Una volta nella sua nuova casa, Donnie non aveva nessuna idea di come interagire con la sua umana. Pareva, anzi, non averne voglia. Non imparava, non si lasciava neppure incrociare lo sguardo… Poi un giorno, solo in cortile, iniziò a disegnare coi suoi pupazzi, componendo figure da fare invidia a un geometra provetto.
A scoprire il talento del cane furono le telecamere di videosorveglianza. La proprietaria di Donnie notava quelle composizioni e le osservava come fossero cerchi nel grano. Scorrendo i nastri delle registrazioni, poi, la tenera rivelazione.
E anche il riscatto di Donnie! Altro che cane senza qualità, lui era un autentico savant a quattro zampe. Del suo caso si è occupato addirittura il National Geographic Channel’s Dog Genius, mentre la docente dell’Università del Michigan Barbara Smuts, comportamentalista, ne ha studiata la fase di composizione. La ricercatrice è arrivata a concludere che, negli anni di isolamento nel rifugio, Donnie aveva maturato un suo modo di gratificarsi e spiegarsi la realtà che ricostruiva poi attraverso le sue figure.
Arrivò anche il giorno in cui Donnie lasciò scoppiare la sua bolla-prigione, consentendo alla sua proprietaria di abbracciarlo. Il pomeriggio di quella prima volta, Donnie in cortile posizionò un grande orso di peluche con un braccio attorno al pupazzo più piccolo di una ranocchietta.