L’alimentazione canina va curata in modo attento, tenendo sempre presente che ci sono dei divieti che vanno rispettati: e allora cosa non possono mangiare i cani? Tra le altre cose è assolutamente sconsigliato dare uva ai cani.
È stato infatti dimostrato che l’uva (e l’uvetta, che si ottiene per essiccazione degli acini) è tossica per Fido, che potrebbe ricavarne un’insufficienza renale o uno stato di anuria, ovvero la mancata emissione di urine, che può essere fatale.
Tant’è che l’APCC, associazione americana che si occupa del controllo dei veleni nel mondo animale, ha registrato, tra il 2003 e il 2004, almeno 140 incidenti di avvelenamento da uva, 7 dei quali letali.
Anche solo un chicco d’uva costituisce un grosso rischio per la salute del cane: se infatti è difficile che un quantitativo così ridotto provochi la morte, è plausibile che produca dei sintomi che poi, sviluppandosi, potrebbero diventare malattie serie.
A differenza di altri frutti, come l’anguria e l mele, che possono essere somministrati a Fido con una certa tranquillità, a patto che siano privi di semi, gli studi di cui prima sono stati condotti sia su acini coi semi che senza, e ne è risultato che non sono questi a causare l’insufficienza renale o l’anuria.
Pare piuttosto che la tossicità per il nostro amico a 4 zampe vada imputata alla buccia.
Tuttavia, non si è ancora esattamente chiarita la dose letale: uno studio ha dimostrato che già solo 3 grammi di uva o uvetta possono causare effetti collaterali.
Uva ai cani: sintomi dell’avvelenamento
Tra i sintomi più comuni la diarrea e il vomito, che si sviluppano nel giro di poche ore dall’ingestione.
Tra i più seri, come detto, l’insufficienza renale, che si sviluppa nel giro di 48 ore, ed è fatale.
Trattamento dell’avvelenamento provocato dall’ingestione di uva
Occorre agire tempestivamente, portando il cane dal veterinario qualora mostri difficoltà a camminare e a mantenere l’equilibrio, una sete accentuata e dolorabilità dell’addome.
È importante portare al medico un campione dell’uva o dell’uvetta ingerita dal cane e, in caso di vomitato o diarrea, un campione pure di queste.
Nel caso in cui il cane non abbia rigettato, l’esperto spesso usa l’apomorfina (se non è possibile ricorrere al medico si può provare a provocare la medesima reazione somministrando al cane due cucchiaini di perossido di idrogeno ogni due chili circa di peso corporeo, e in sequenza del carbone attivo, che assorbe le tossine residue nel tratto gastrointestinale e previene l’insufficienza renale).
I test di laboratorio potrebbero stimolare l’aumento di calcio nel sangue.
Nei casi più seri, ciò potrebbe causare l’ipercalcemia e un innalzamento dei livelli di fosforo e creatinina, entrambi suggeriscono lo stato di funzionamento dei reni. La presenza di glucosio o proteine nelle urine potrebbero costituire un altro campanello d’allarme.
Nel caso di un’insufficienza renale, non è assicurato che anche il più veloce dei trattamenti sia salvifico, per cui è assolutamente vietato dare uva ai cani.