Se portare il cane in albergo, al bar o al ristorante, è ormai abbastanza consueto (e ripetiamo abbastanza!), ci sono invece luoghi dove la sua presenza non è stata ancora “sdoganata”.
Vedere un cane allo stadio, ad esempio, è cosa quanto mai rara, a meno che non si tratti di cani poliziotto.
Analizziamo la questione più nel dettaglio…
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Cane allo stadio: la rivoluzione Girona
Il club neopromosso nella Liga spagnola è sponsorizzato da Gosbi (cibo per animali).
E, guarda caso, secondo le parole dell’ad Ignacio Mas-Bagà, sta impegnandosi per aprire i cancelli dello stadio Montilivi ai 4 zampe.
Sarebbe lecito pensare ad un interesse di tipo economico, di business, in questo caso.
Anche se è vero che il club biancorosso non è nuovo a idee e progetti che riguardano il mondo animale.
Basti pensare alla donazione di 7 tonnellate di cibo a varie fondazioni della città per la cura e il salvataggio di cani e gatti abbandonati.
Se poi tutto questo accade in Spagna, dove l’attenzione per gli animali domestici è cosa recente, allora ben venga che una società di calcio –con tutta la sua visibilità – anche se con una proposta forse un po’ “interessata”, provi a sensibilizzare l’opinione pubblica.
D’altronde non fa mistero il sopracitato Mas-Bagà che il Girona punti a diventare il primo club pet-friendly al mondo.
Kyra, il cane che a Livorno ha assistito alla partita
Ma com’è, a tal proposito, la situazione negli stadi italiani?
Circa un anno fa, primo caso nel nostro Paese, la meticcia Kyra è entrata come spettatore di una partita di calcio, Livorno-Piacenza, allo stadio ‘Picchi’.
Al suo padrone, Mario Bartoli, 54enne in pensione, ci sono voluti un paio di mesi, tra carte bollate, telefonate e appuntamenti.
Il pass per l’ingresso è stato rilasciato dal difensore civico del Comune, Gisella Seghettini.
Il rapporto fra Kyra e Mario è tanto stretto che questi aveva rinunciato alle partite del Livorno per restare con il suo cane.
L’uomo non solo vuol bene al suo cane, ma gli è grato: gli ha permesso di tornare a vivere dopo la scomparsa prematura del figlio 17enne.
Va però sottolineato un particolare imprescindibile: Kyra fa parte delle unità cinofile della Protezione Civile di Rosignano (è addestrata a cercare le persone scomparse e fa anche ‘pet therapy’ nelle scuole).“Mi piacerebbe che Kyra – conclude Bartoli – diventasse la prima di tanti: significherebbe che lo stadio finalmente è tornato a essere un luogo per tutti, anche per famiglie”.
Ma è davvero “Dog friendly” portare il cane allo stadio?
Discorso condivisibile, ma assolutamente da contestualizzare.
Non tutti i cani sono come Kyra –che, non dimentichiamolo, è un cane addestrato ad intervenire in situazioni di grande concitazione e panico generale, come la scomparsa di una persona.
Non tutti i pelosi hanno una capacità così spiccata, innata e acquisita, di sopportazione dello stress.
E lo stadio è sicuramente un luogo stressante, a cominciare dal numero impressionante di persone e dal rumore sostenuto e costante.
Si aggiunga che molti impianti sportivi italiani non sono ottimali per gli uomini, figuriamoci per i quadrupedi (!).
Non ci sono aree attrezzate, non c’è sabbietta per i bisogni, non ci sono fontane per l’acqua, non ci sono zone sgambamento.
E poi i problemi organizzativi:
- il biglietto deve essere nominativo del cane o basta quello del padrone?
- si fa distinzione di razza (ad esempio tra pitbull e chihuahua)?
- come ci si regola con la museruola, se neanche i caschi possono essere introdotti allo stadio?
Insomma, una questione non proprio semplice.
Per cui, se lo stadio riuscisse effettivamente a diventare un posto per tutti, allora bene venga la presenza di Fido tra gli spalti, contrariamente forse è meglio pensare di lasciare l’animale tranquillo a casa, trattandosi di un paio d’ore.
Facciamo in modo che il dog friendly non diventi una moda, perdendo di vista il benessere dell’animale, e concentrandosi sui “capricci” di noi umani!!!
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