Mi piace molto osservare. Un po’ probabilmente è deformazione professionale, un po’ è un’inclinazione personale che mi caratterizza fin da quando ero piccola.
A volte sono attenta a dei dettagli dell’ambiente, mi piace osservare, ad esempio, come filtra la luce tra le fronde degli alberi, raramente presto attenzione agli oggetti (soprattutto alle automobili…è già tanto se riconosco la mia!) ma ciò che mi piace di più osservare in assoluto sono le persone: i gesti, gli sguardi, la postura, le espressioni.
Passeggiando con Daisy, ho molte opportunità di avere a che fare con persone nuove e amo vedere la reazione che ha la gente quando si trova a contatto ravvicinato con la mia cagnolotta. I miei preferiti sono quelli che si rivolgono a lei modificando la voce e rendendola più acuta di diversi toni e che la salutano affettuosamente, parlandole direttamente. Ci sono poi quelli che vedono in Daisy una “Riattivatrice di ricordi” e così mi parlano, a volte con commozione, dei loro amici a quattro zampe che ora non ci sono più ma con cui è ancora vivo un legame molto forte, si vede.
Tra le reazioni che mi infastidiscono di più ci sono coloro che si prendono eccessive libertà e allora decidono, ad esempio, di prendere Daisy in braccio, farsi leccare in viso o addirittura, dopo aver dispensato il loro sapere con tono saccente, si arrogano il diritto di slacciarle il guinzaglio.
Ci sono poi i signori anziani che la osservano con la schiena ricurva e fanno spesso dei commenti simpatici e arguti, rigorosamente in dialetto come: “L’è bel maron!” e mi trasmettono sempre molta allegria. Mi è capitato più volte di incontrare aspiranti attori che invece si divertivano ad ironizzare sulla piccola taglia di Daisy e quindi inscenavano lo sketch: “Ommioddio! Che cane gigante! Che paura!” Uno dei miei ruoli preferiti tra quelli assunti da Daisy è però quello di “Dispensatrice di gioia”: ricordo un momento che risale ad un pomeriggio della scorsa estate in cui Daisy voleva assolutamente andare a salutare un signore seduto su una panchina del parco in cui stavamo passeggiando.
Era un uomo straniero, probabilmente di originie asiatica, era fine giornata e sembrava molto stanco e visibilmente imbronciato. Ho trattenuto Daisy che si stava protendendo verso di lui, tendendo il guinzaglio, ma lei era insistente e ha attirato lo sguardo cupo del signore che, per un istante, vedendo lo sforzo che stava facendo Daisy per avvicinarsi a lui, non ha potuto fare a meno di distendere quella fronte corrucciata fino a tre millisecondi prima e allargare la bocca in un grande sorriso. A volte basta così poco per ribaltare l’inclinazione delle bocche all’ingiù: Daisy, con la sua naturalezza, me lo insegna sempre!
Fine Capitolo 16
(settimanalmente Federica ci racconterà un capitolo della sua vita con Daisy)
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