“E’ un pastore tedesco in miniatura?”, “E’ un volpino?”, “Non sembra un cane, non è un gatto…è un Ca-gatto!”, “Oddio ma che piccolo! Quanto ha?”, “E’ di razza?”, “Diventa grande?”, “Come si chiama? Ah, Daisy, come Margherita!”, “Posso accarezzarlo?”, “E’ bellissimo! Che morbido! Venite a sentire mamma, papà, fratelli, cugini, zii!”
Questi sono stati alcuni tra i commenti che associo alle prime passeggiate con Daisy, alcune domande sono sempre attuali ma per fortuna non ho più incontrato la signora che l’ha definita un “Ca-gatto”!
Ricordo ancora la primissima uscita insieme: era una domenica pomeriggio dei primi di agosto e aveva appena smesso di piovere. La pettorina XS era la più piccola disponibile in negozio ma Daisy ci navigava dentro. Ci avviammo verso il centro della città in cui vivo da quattro anni. Bastarono pochi metri fuori casa e già i primi passanti, vedendo questo piccolo Trudy, si fermavano con occhi sognanti e pieni di tenerezza, ponendomi alcune delle domande riportate sopra. Da subito compresi che sarebbe stata una giornata all’insegna delle “public relations”.
La passeggiata si rivelò molto più lunga del previsto: per Daisy era un mondo nuovo, pienissimo di odori, strade, oggetti e persone da scoprire e, quindi, ogni tre passi si fermava ad annusare con insistenza e curiosità. Inoltre, nel momento in cui la mia cucciolotta riprendeva a zompettare per la città, puntualmente venivamo bloccate da persone che sembrava avessero visto una una meraviglia di estrema rarità e dovevano cedere al desiderio di approfondirne la conoscenza.
Mi fermavo volentieri, in quella giornata senza fretta: Daisy era contenta di ricevere tutte quelle attenzioni da bambini, adulti, anziani; era attratta dagli altri cani, anche se ci tenevamo ancora a debita distanza, su consiglio del veterinario, perché non aveva completato il ciclo di vaccinazioni. Io, d’altro canto, comprendevo benissimo l’emozione che vedevo disegnata sui volti delle persone perché era la stessa che avrei provato anche io di fronte a un cucciolo così piccolo e tenero.
Dopo questa prima esperienza, ovviamente, le passeggiate con Daisy sono state e sono tutt’ora moltissime e, dato che amo molto l’improvvisazione, uno degli aspetti che preferisco è il fattore della scoperta e della sorpresa che caratterizza ogni uscita. Chi incontreremo? Daisy conoscerà nuovi cagnolotti con cui giocare? Ritroveremo i soliti amici cani, di cui ormai so a memoria i nomi? Devieremo il percorso in qualche vietta laterale per scoprire nuovi angolini inesplorati? Il bello di passeggiare insieme è vivere davvero il “qui ed ora”, lasciandosi guidare dagli incontri fortuiti e dall’ispirazione del momento, prendendosi una pausa spensierata dalla quotidianità frenetica.
Senza Daisy queste bolle di respiro non me le sarei concesse così frequentemente e, a volte, mi chiedo se le consigliatissime tre passeggiate al giorno servano più a lei oppure a me!
Fine Capitolo 4
(settimanalmente Federica ci racconterà un capitolo della sua vita con Daisy)
➔ Puoi leggere qui gli altri capitoli di “Io e Daisy, diario di una vita insieme”