Se dovessi scegliere due parole per definire i primi giorni trascorsi insieme a Daisy, direi che è stata una “tenera fatica”. Avere uno scricciolo per casa mi riempiva di felicità e qualunque cosa lei facesse, risultava buffa e dolcissima. Dal suo modo di mangiare e bere rumorosamente, di dormire assumendo le più assurde posizioni, di sbadigliare, di fare rincorse e poi scivolare sulle piastrelle lisce del pavimento, di emettere i suoi primi versi. Tutto era così naturale ma così straordinario allo stesso tempo. D’altra parte, però, tra i momenti di ammirazione, le risate per la sua goffaggine e la tentazione di spupazzarla in continuazione, avevo anche l’esigenza di insegnarle alcune regole da rispettare in casa.
Così, prima regola: “I bisogni si fanno fuori oppure sulla traversina”. Appena arrivata a casa, tutto fu subito chiaro a Daisy, tanto che, in un mio breve istante di distrazione, decise di scaricarsi in un angolino di fianco alla scarpiera dell’ingresso e poi si fece una superdormita su una comodissima traversina, senza minimamente sospettare che quel confortevole telino potesse avere una funzione diversa. Le uscite poco dopo i pasti erano tattiche per farle fare i bisogni all’esterno e devo dire che Daisy è stata una vera campionessa, ha imparato in pochissimo tempo! Piano piano ha iniziato anche a comunicare attraverso dei guaiti la necessità di uscire quando ne aveva bisogno e i suoi orari erano molto precisi: uno di questi cadeva alle 3 di notte! Ricordo ancora i suoi richiami intorno a quell’ora e il mio svegliarmi in modalità zombie (a proposito della “tenera fatica” di cui vi parlavo, che in quel momento, però, era un po’ meno tenera) per portarla nel giardino condominiale ad espletare i suoi bisogni. Successivamente, di comune accordo, abbiamo deciso che un angolino del balcone era il posto perfetto, soprattutto per le esigenze notturne.
La seconda regola, a cui tenevo, era che imparasse a dormire nella sua cuccetta, all’interno della rete che avevo disposto in soggiorno. Il veterinario mi aveva riferito che le prime notti sarebbero state di adattamento alla nuova situazione, che quindi avrei potuto tenerla vicina se avesse pianto ma che dalla terza notte avrebbe dovuto capire qual era il suo posto. Fu così che, siccome Daisy dimostrava chiaramente di non voler stare all’interno della rete da sola, ci accovacciavamo entrambe là dentro fino a che lei si addormentava. A quel punto mi sfilavo furtivamente, con una sinuosità degna dei migliori contorsionisti cercando di non urtare nulla e di non fare alcun rumore, e la lasciavo proseguire la sua avventura nel mondo dei sogni. Una delle prime notti, non ricordo più bene come sia successo, mi ritrovai a dormire stesa per terra di fianco a lei sul mio tappetino yoga. Così, dato che questi tentativi stavano prendendo una strana piega, una volta raggiunta la Regola 1 (“I bisogni non si fanno in casa”), decisi che Daisy si fosse guadagnata il libero accesso alla camera da letto, dove iniziò così a dormire pacificamente stesa sul parquet. Col tempo ci sono poi state varie evoluzioni e contrattazioni per cui, attualmente, siamo al punto in cui Daisy condivide il mio lettone, ma questa è un’altra storia!
Fine Capitolo 3
(settimanalmente Federica ci racconterà un capitolo della sua vita con Daisy)
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