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Pensione per cani: ecco alcuni preziosi consigli per aprirne una

aprire una pensione per cani


Anche se ogni Regione definisce attraverso proprie norme i parametri necessari all’apertura di una pensione per cani, le differenze sono abbastanza marginali.

Mentre tutte preservano gli stessi principi, atti a tutelare il benessere psicofisico del proprio animale, senza inficiare la tranquillità dei vicini.

Vediamo più nel dettaglio cosa comporta aprire e gestire e una pensione per cani…

Ecco tutto quello che NON PUO’ mancare in una pensione per cani…

Innanzitutto chiariamo che ci si riferisce a strutture che possono vantare un’autorizzazione derivante dalla loro rispondenza a quanto le leggi vigenti in Italia prevedono in termini di:

  • benessere animale
  • igiene pubblica
  • norme tributarie.

È lapalissiano, o dovrebbe esserlo, che chi decide di intraprendere questa strada nutra un profondo amore per gli animali.

Dovrebbe inoltre possedere la giusta conoscenza delle varie razze canine (o almeno la predisposizione a seguire dei corsi per apprendere le proprie conoscenze).

Al fine dell’ottenimento dell’idoneità igienico-sanitaria è necessario che la struttura atta ad ospitare la pensione per animali sia:

  • posizionata a 500 metri dal centro abitato
  • fornita di rete elettrica, idrica e di fognature adeguate
  • sottoposta a disinfestazioni e disinfezioni periodiche, al fine di scongiurare la presenza di eventuali malattie
  • dotata di strutture a box destinate ai cani con un’ampiezza minima di 4 mq (9 per gli animali di grossa taglia), e dotate di sistema di scolo e di accesso all’acqua corrente.

In aggiunta, qualora si voglia inaugurare una pensione per animali domestici, si dovrà disporre di una casa (con terreno) distante dal vicinato.

Le case più isolate sono meno costose, arrecano meno disturbi (perché i vicini sono relativamente pochi) e tutelano maggiormente i cani dai botti di fine anno.

Sarebbe bene, inoltre, che la struttura sorgesse in zone collinari, per via di un clima più favorevole in estate e di una presenza minore di insetti molesti.

Inoltre ci si dovrà impegnare perché questa disponga di:

  • concessione edilizia per costruire i box
  • progetto per impianto fognario dedicato ai cani
  • aree verdi di sgambamento recintate in sicurezza
  • reparto infermeria
  • box di isolamento
  • reparto toelettatura
  • magazzino per cibo e attrezzature
  • ufficio con toilette per i clienti.

Norme tributarie riguardanti le pensioni canine

La parte burocratica comprende anche gli aspetti tributari.

A tal fine bisogna costituire una nuova società, e questo comporta:

  • la registrazione della partita IVA presso l’Agenzia delle Entrate
  • l’iscrizione dell’azienda presso il Registro delle Imprese della Camera di Commercio locale
  • la presentazione della Segnalazione di Inizio Attività allo Sportello Unico per le attività Produttive (SUAP) del Comune in cui insiste l’attività
  • l’ottenimento dell’idoneità circa gli aspetti igienico e sanitari da parte dell’ASL di competenza
  • la regolarizzazione delle posizioni INPS e INAIL del titolare e delle persone fisiche che lavorano presso l’azienda.

E’ ovvio che tutto quanto sinora citato richiede un esborso economico.

Che chiaramente sarà tanto minore quanto più le caratteristiche della struttura corrispondono a quelle elencate.

Rispetto alle spese, a gravare sarà soprattutto la gestione ordinaria:

  • il pigione, nel caso di un locale in affitto
  • l’alimentazione degli animali
  • i prodotti destinati alla cura, come gli antiparassitari
  • la spesa veterinaria obbligatoria al fine di garantire assistenza h24
  • i costi del personale.

Quantificando, la spesa iniziale richiesta per le pensioni canine è di circa 30.000 euro.

Ma questa cifra è sale nel caso in cui i servizi offerti si moltiplichino.

In termini di guadagni arriveranno ovviamente col tempo.

Più il numero degli ospiti di una pensione per cani crescerà, maggiori saranno gli introiti, considerando che per ognuno il costo “base” va dai 20 ai 35 euro al giorno (ma molto dipende dalla qualità e quantità dei servizi offerti).

L’associazione nazionale di categoria

L’Istat sostiene che in Italia una famiglia su due possieda un animale domestico.

E tuttavia, sebbene il numero delle strutture a loro dedicate sia aumentato, il mercato è ancora lontano dall’essere saturo.

Resta dunque il problema di dove lasciare il proprio animale in caso di necessità.

A fronte di ciò l’idea di un’attività imprenditoriale nel settore potrebbe essere vincente.

A patto, come detto, che si facciano le cose per bene, e si ottengano le necessarie autorizzazioni.

Proprio le autorizzazioni contraddistinguono quelle pensioni che, a partire da giugno 2018, si sono riunite nell’ANPCA, l’associazione nazionale dei gestori in possesso dell’Autorizzazione Sanitaria rilasciata dalle ASL (Autorità Sanitaria Locale).

L’intento dell’associazione è di rappresentare un punto di riferimento per chi lavora con i cani in modo serio e professionale.

Oltre che per i proprietari di animali che desiderano, quando si rivolgono per necessità ad una pensione per cani, salvaguardare il proprio amico a quattro zampe.

Credits Foto: Pixabay.com

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