Grazie all’impegno di ENCI di questi ultimi anni, il contributo delle unità cinofile in ambito faunistico è diventato realtà consolidata e dall’efficacia tangibile.
Come evidente nel caso dei cani:
- da ferma, abilitati e impiegati nel monitoraggio della beccaccia o di altre specie, secondo il Protocollo operativo nazionale ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale)
- specializzati nel rilevamento dei pellet fecali, a supporto di progetti di ricerca riguardanti la distribuzione della lepre italica (che potranno essere impiegati in progetti analoghi sui grandi carnivori)
- addestrati al rilevamento della pista di animali selvatici (ungulati o grandi carnivori), per comprenderne ad esempio le aree di distribuzione
- da guardiania per la protezione delle greggi, che rappresentano la più efficace riposta ecologica per la mitigazione del conflitto tra pastorizia e grandi predatori.
Vediamo più nel dettaglio questi progetti che palesano l’importanza delle unità cinofile formate per la salvaguardia della flora e della fauna del nostro Paese…
Unità cinofile adoperate nel monitoraggio della Beccaccia
La Beccaccia raramente nidifica in Italia, ma qui fa tappa durante la sua migrazione.
Dunque, nelle Regioni interessate, si è regolamentata l’attività di “monitoraggio mediante cane da ferma”.
Nelle sessioni di raccolta dati intervengono unità cinofile composte da un conduttore/rilevatore e un cane abilitato.
Vale a dire oggetto di verificata mediante apposita prova cinotecnica con conseguente rilascio di “brevetto” da parte dell’ENCI.
Il brevetto ha la finalità di evidenziare le condizioni tecniche necessarie per la realizzazione delle prove.
La beccaccia, comunque, non è l’unica specie il cui monitoraggio può essere svolto mediante cane da ferma, aggiungendosi anche:
- beccaccino
- frullino
- starna
- coturnice
- pernice sarda
- etc.
Unità cinofile e monitoraggio della lepre italica e dell’orso marsicano
Nel 2016 l’Ente Nazionale della Cinofilia Italiana ha organizzato un ciclo di attività formative per l’utilizzo dei cani in una serie di progetti di conservazione della lepre italica.
Progetti volti al rilevamento dei pellet fecali della specie in questione.
Da anni i ricercatori raccolgono questi campioni al fine di avere informazioni dettagliate sull’habitat, l’indice di densità, la dieta, i parassiti delle popolazioni oggetto di studio, e, con il progresso della ricerca genetica, anche informazioni estrapolabili dal DNA per confermare, ad esempio, l’appartenenza alla specie.
La presenza dei cani rende la rilevazione e più veloce ed efficace di quanto accade col solo operatore umano.
Si pensi ad esempio al monitoraggio in ambienti coperti di foglie, dove l’uomo incontra maggiori difficoltà nel rilevamento ad occhio nudo.
Il cane (da detection) viene addestrato a riconoscere diversi odori target, segnalandone la presenza in un’area determinata, distinguendo uno specifico campione fecale e ignorando quelli delle altre specie.
A differenza del cane da pista e da traccia, addestrati a “seguire” un odore, il cane da detection “cerca” l’odore, segnalandolo in maniera chiara al conduttore.
La segnalazione è quella scelta in base al tipo di lavoro, e può essere attiva (abbaiare, grattare) oppure passiva (immobilizzarsi in prossimità dell’odore).
Il conduttore premia il cane in seguito a tale segnalazione.
I cani possono essere efficacemente adoperati anche nel monitoraggio dell’orso bruno marsicano, una specie a forte rischio di estinzione, la cui salvaguardia è tematica importante.
Il contributo di ENCI è rivolto principalmente al settore della formazione e specializzazione delle unità cinofile coinvolte, anche attraverso la realizzazione di verifiche zootecniche, brevetti, abilitazioni in contesti tecnicamente ed ecologicamente complessi.
Credits Foto: SOUTHERN AFRICAN WILDLIFE COLLEGE