Chi le ha fatto questo, bruciarla con l’acido o con l’acqua bollente, deve averlo fatto mentre la tratteneva col guinzaglio mentre la seviziava. Sì perché lei, una cagnolina che adesso si chiama Enya, con quel guinzaglio ancora attaccato al collo e fuggita, la pelle lacerata dalle ustioni, iniziando a vagare per le campagne del Beneventano. E’ lì che l’hanno trovata e soccorsa i volontari della sezione locale dell’Organizzazione internazionale di protezione animali (Oipa).
Gli operatori sono giunti fino a lei grazie a una segnalazione. Si parlava di un cane vagante spaesato e spaventato, col guinzaglio al collo, appunto. Sulle prime avevano pensato che si fosse divincolata e poi smarrita durante una passeggiata. Invece aveva sì probabilmente fatto questo, ma durante le torture.
La drammatica verità si è rivelata ai volontari quando l’hanno raggiunta. Le ferite sul dorso erano profonde. L’hanno raccolta e portata dal veterinario, ed è stato lo specialista a determinare che quelle piaghe erano compatibili con un’ustione da acido o da acqua bollente. Non è stato facile medicarla, raccontano proprio da Oipa: Enya aveva molto dolore ed era terrorizzata da qualsiasi cosa.
Col passare dei giorni nessuno l’ha mai reclamata e il sospetto che sia fuggita da chi ha infierito su di lei o che sia stata abbandonata e poi maltrattata, è diventato sempre più fondato. Grazie alle cure amorevoli degli Angeli blu (così si chiamano i volontari dell’Organizzazione per via delle loro casacche), la piccolina ha preso a recuperare via via che le ferite si rimarginavano. E’ piccola, non ha nemmeno un anno, ed è uno scricciolo di 8 chili. Ha tutta la vita davanti, e chi si prende cura di lei spera di poterla indirizzare verso una buona famiglia che la ami e la rispetti.