C’era una volta il licaone, 2 milioni di anni fa. La nuova scoperta arriva da Dmanisi, nel Caucaso meridionale, in Georgia, uno dei siti preistorici più importanti a livello mondiale. E’ frutto di una ricerca coordinata da Saverio Bartolini Lucenti dell’università di Firenze che per la prima volta descrive i resti di un canide fossile di grandi dimensioni attribuito alla specie “ipercarnivora” Canis (Xenocyon) lycaonoides, ritrovati in associazione a resti umani.
Si tratta dell’antenato dell’attuale cane africano chiamato licaone, la specie africana Lycaon pictus. Le evidenze fossili testimoniano anche un comportamento sociale della specie animale. Era l’alba della domesticazione. I resti attestano lo spiccato senso del gruppo e del reciproco aiuto nel cane della notte dei tempi, persino maggiore di quello rilevato tra i lupi grigi.
La prova? La malformazione nel cranio adulto rinvenuto. La dentatura riassorbita e la malformazione ossea al muso e alla mandibola rendono possibile la sopravvivenza dell’esemplare fino all’età adulta solo in caso di sostegno altruistico da parte di altri membri del branco.