Tra le 5 e le 7 ore. Non sopravvisse oltre, la cagnolina Laika, allo spavento e agli sbalzi di temperatura generati dal lancio nello spazio a bordo della capsula Sputnik 2. Era il 3 novembre 1957, ma i veri risultati degli studi sul suo decesso sono stati resi noti solo nell’ottobre 2002 dallo scienziato Dmitrij Malashenkov. Fino ad allora, la versione ufficiale era che la cagnetta fosse sopravvissuta diversi giorni. I sensori di monitoraggio dei suoi segnali vitali, però, a quanto pare avevano registrato altro.
Laika era un cane meticcio di circa 3 anni. L’avevano trovata randagia per le vie di Mosca e il suo vero nome era Kudrjavka, “Ricciolina”. La capsula Sputnik su cui decollò portava cibo e acqua, ma quel viaggio iniziato alle 2.30 del mattino di quel 3 novembre dal Cosmodromo di Bajkonur non prevedeva rientro. La sorte della quattro zampe, insomma, era segnata fin dall’inizio.
Laika fu solo il primo degli animali mandati nello spazio per testare la capacità di sopravvivenza di una creatura fuori dall’ambiente terrestre. Dopo di lei altri cani furono lanciati a bordo di satelliti. Tra loro, il 20 agosto 1960 tocco alle cagnoline Belka e Strelka che furono le prime a rientrare a terra sane e salve dalla loro missione spaziale a bordo dello Sputnik 5.